INTERVISTA CUADRADO - Cuadrado è intervenuto ai microfoni de La Stampa in vista del derby di domani contro il Torino. Il bianconero, inoltre, ha parlato anche del suo passato e della vittoria contro il Chelsea. Ecco le sue parole.
"Ai giovani della Juventus cerco di trasmettere allegria: a volte siamo troppo tesi, per me la vita è felicità, che non vuol dire essere giocherelloni o superficiali, le risate non rubano concentrazione: chi ha il mio carattere può essere frainteso, a me capitò a Udine con Guidolin".
"Resta la soddisfazione di aver giocato da squadra, di aver lottato per un risultato che volevamo a tutti i costi: è il nostro dna, contro le grandi viene fuori".
"Il calcio vive di episodi e di sorprese, pensate alle cadute di Real e Barcellona in questo turno, ma i momenti duri devono fortificare. La verità è che ogni squadra ha un suo valore e tutte ci affrontano come fosse una finale: dobbiamo farlo anche noi, avere sempre la stessa voglia".
"Ci dà nuove consapevolezze, ma dobbiamo tenere i piedi per terra e continuare a lavorare".
"Anche secondo me: magari non avremo giocato il miglior calcio, ma, ripeto, siamo stati squadra. E conta il risultato".
"Mi conosce, sa dove mi trovo meglio. Ma sa anche che metto davanti la squadra e comunque l’importante è giocare, perciò sono disposto a ricoprire qualsiasi posizione".
"Non sempre. Con Sarri all’inizio non ero titolare, ho trovato spazio dopo alcuni infortuni. Non è stato semplice riadattarmi in Colombia, ma era un calcio diverso. Con Pirlo ricordo un colloquio: non mi vedeva convinto del ruolo, ci siamo parlati, li ho spiegato con sincerità dove e come, secondo me, potevo fare la differenza: anche lui mi ha dato fiducia".
"Ho visto il Toro, lo trovo più solido che in passato. Sarà una sfida speciale, per noi e per i tifosi. Una battaglia. Ma in questo momento qualsiasi partita sarebbe stata importante".
"Lo ricordo benissimo, una gioia pazzesca. Se ci penso, risento il boato del pubblico. Anche quest’anno siamo indietro, ma ci sono tante partite e ci crediamo: il nostro dna è lottare fino alla fine".
"Conosciamo la sua classe e sappiamo cosa ha rappresentato per noi, ma la cosa più importante è la Juventus. Stiamo lavorando per non fare notare la sua mancanza".
"La partita dovrebbe essere vissuta solo come divertimento e tutti dovremmo essere più responsabili. Invito a riflettere sulle conseguenze di certi gesti, di certe parole: non si fa male solo al ragazzo in campo, ma alla sua mamma, ai suoi figli, alla sua famiglia".
"Ero alla Fiorentina quando mi chiesi: “Cosa posso fare per loro?”. E con un mio amico ho sviluppato il progetto a Medellin: calcio, ma anche scuola, musica, teatro. Cerco di dare un po’ di ciò che ho ricevuto: insegnare, attraverso lo sport e l’arte, valori e principi a bambini in cui mi specchio. Nel futuro mi vedo laggiù, in mezzo a loro".