JUVENTUS LAZIO SARRI INZAGHI RASSEGNA STAMPA - Il match dell'Allianz Stadium vive anche della sfida tra i due tecnici: Sarri ed Inzaghi. Così diversi eppure così simili nella filosofia offensiva che hanno portato alle loro squadre. Con risultati che sono sotto gli occhi di tutti. L'edizione odierna de La Gazzetta dello Sport mette a confronto le due figure, ripercorrendo anche i percorsi individuali di carriera e i sistemi di gioco. Più dogmatico Sarri, più camaleontico Inzaghi. Vediamo le differenze.
Non si può dire che Maurizio Sarri non abbia fatto la gavetta. Il tecnico toscano è partito dai Dilettanti, dallo Stia, scalando poi le varie categorie fino alla Serie A: Empoli e poi Napoli, sfiorando lo Scudetto nel 2018. Poi l'esperienza europea al Chelsea. Coronata dall'Europa League. Il dogma tattico di Sarri è la difesa a quattro: qualla non si tocca. Il palleggio prolungato, il dominio delle partite attraverso un tiki taka di Guardiolesca memoria, sono le caratteristiche dell'allenatore che odia il completo giacca-cravatta. Nella Juve Sarri ha avuto il merito di riportare con continuità Paulo Dybala al gol, collocandolo più vicino a Ronaldo ed aumentadone la pericolosità.
Simone Inzaghi ha concluso la carriera in maglia biancoceleste e lì è rimasto, iniziando un nuovo percorso da allenatore delle Giovanili. Poi tencico della Prmavera, infine, complice il clamoroso dietrofront di Bielsa, che aveva già firmato con Lotito, ecco il ruolo da mister della prima squadra. 2 Supercoppe Italiane ed 1 Coppa Italia il bottino del fratello di SuperPippo. Che, nel tempo, ha modifcato la sua filosofia strizzando l'occhio alla difesa a tre, che gli ha permesso di infoltire il centrocampo sfruttando le caratteristiche di Milinkovic-Savic e Luis Alberto.