PIMENTA JUVENTUS POGBA INTERVISTA - Rafaela Pimenta si è raccontata in una lunga intervista a TuttoSport. Nel suo intervento grande spazio è stato dato anche ai suoi assistiti che vestono oggi la maglia della Juventus o che l’hanno vestita in passato, rivelando anche alcuni retroscena, tra cui quello relativo a Pogba e il suo ritorno alla Juventus. Queste le sue parole.
“Già. Un problema non raro fra i calciatori, quello di vivere situazioni di tensione o di ricatto. Vengono minacciati perché sono soggetti molto esposti. Ho visto di tutto, soprattutto ricatti: i giocatori hanno paura a denunciare queste cose perché temono il danno di immagine o si vergognano. Così tacciono e vivono situazioni di stress incredibile, rischiando di compromettere le prestazioni o addirittura di infortunarsi. Tacendo peggiorano la situazione perché un buon agente li può sempre aiutare. Quando Paul finalmente ha deciso di farsi aiutare ha migliorato la situazione e ha capito che c’era una soluzione”.
“È in mano agli avvocati. Paul adesso ha fatto tutto quello che doveva fare. Sì, forse poteva dirmelo prima ma lo capisco. Perché non è facile parlare di queste cose e spesso cerchi di risolverle da solo, perché ti vergogni, perché hai paura. Ma quando Paul ha deciso di parlare, le cose si sono avviate verso la soluzione. Succede molto più spesso di quanto voi immaginiate e infatti con Paul abbiamo pensato a un progetto: sviluppare una piattaforma di dialogo e appoggio per la salute mentale di un calciatore, anonimo per dare consigli, perché non sempre i calciatori sono in grado di superare certi problemi”.
“È entusiasta. Il superpotere di Paul è quello di superare le difficoltà con una forza incredibile e una grande positività. C’è stato un momento, qualche settimana fa, nel quale mi ha detto: “Rafaela, basta. Io non voglio pensare più a niente, mi concentro sul mio ginocchio e sul recupero, perché voglio tornare a giocare”. E così ha fatto: sono sicura che non ha più ascoltato nessuno e non ha più sentito niente, perché lui è capace di escludere il mondo e concentrarsi solo su un obiettivo”.
“Guardi, è successo tutto ad aprile, quando Arrivabene e Nedved sono venuti a Monte-Carlo a vedere il Masters 1000 di tennis. Sono passati qui in ufficio, abbiamo chiacchierato un po’ e io ho detto loro: perché non fate Pogba? E loro hanno detto: “Certo! Per noi si può fare domani, lui verrebbe?”. E io ho risposto: “Chiamiamolo”. E così è andata...».
“Era felice. Lui ci tiene alla Juve. Aveva altre ipotesi in ballo, ma quando ha sentito la parola Juve le ha messe immediatamente da parte. Lui ama questo club e ama l’Italia. Questo perché la Juventus gli ha dato momenti meravigliosi e le più grandi felicità. Poi sa, il giocatore rimarrà sempre legato al club dove compie il salto da sconosciuto a grande giocatore, per Paul la Juventus significa tantissimo. Da quando è andato via dalla Juventus ha sempre guardato le partite della Juventus e soffriva ed esultava per loro. Non ho mai sentito Paul parlare male della Juventus, tranne che per due cose”.
“Quando c’era lui andavano in ritiro in un albergo (non quello attuale, ma uno a Leinì, ndr) e lui si lamentava molto per le dimensioni del letto: troppo corto. Mi diceva sempre: “Mi escono i piedi!”. L’altra cosa era la pasta al pomodoro: “Rafaella, c’è sempre la pasta al pomodoro". E gli rispondevo: “Sei in Italia! Cosa vuoi mangiare? Riso e fagioli?”. Ma scherzavamo molto su questa cosa e quest’estate era diventato quasi ossessivo. Non vedeva l’ora di chiudere la trattativa. Mi chiedeva in continuazione: quando vado alla Juve? Quando vado alla Juve? Era carico da matto. Settimane passate così... e poi arriva e si fa male. Un dispiacere immenso”.
“La Juventus è stata molto corretta a lasciargli la libertà di decidere, perché il ginocchio è suo. Ora, lui non è un dottore e non lo sono neppure io. Abbiamo sentito molti specialisti, la maggioranza di loro suggeriva l’operazione, alcuni avevano ipotizzato una terapia conservativa. Ovvio che quando tu vorresti evitare l’operazione sei selettivo nell’ascolto e tendi andare retta a quelli che dicono: terapia conservativa... ha provato ed è andata male”.
“Perché era convinto che con la terapia conservativa sarebbe rientrato prima. E lui aveva l’obiettivo di rientrare il prima possibile per mettersi al servizio della squadra. Per fortuna ora è finita. Tornerà presto in campo per la sua Juve”.
“Io non sono convinta che lui parli male della Juventus, io credo che Mathjis fa tanta autoanalisi e fa tanta autocritica. Quando ho conosciuto Mathjis, aveva 18 anni e non aveva una carta di credito e un portafoglio, in compenso aveva sempre con sé un libro, leggeva voracemente le biografie. Lui pensa sempre al calcio e ripensa a quello che fa. Quindi credo che non stia parlando male della Juventus, club nel quale si è trovato benissimo, ma faccia una analisi di cosa è andato storto negli ultimi anni e lo esprima senza filtri come fa lui, che è una ragazzo molto trasparente. Bisognerebbe capire che tipo di domande gli vengono poste, alcune forse sono un po’ maliziose. Quando era alla Juventus non mi ha mai parlato male del club”.
“È un ragazzo, è emerso a sedici anni, ha guadagnato tanti soldi e può averlo confuso, ma ha talento ed è bravo. Alla Juventus tutti concordano sul fatto che è un professionista, non gli rimproverano comportamenti sbagliati. È un ragazzo che adesso ti chiede solo di giocare. A volte ci si dimentica che è un 2000, ma perché ha iniziato presto. Adesso sta diventando un adulto, glielo dico sempre”.