AGNELLI SECONDE SQUADRE - Lo Juventus Stadium ha ospitato la tavola rotonda dal titolo "Le seconde squadre in Italia e in Europa, modello per il futuro?". Moderatori dell'evento Guido Vaciago, direttore di Tuttosport, Luca Marchetti di Sky Sport, con ospiti il presidente della Figc, Gravina, Ghirelli, il presidente della Lega Serie A Lorenzo Casini, il presidente di Aic Umberto Calcagno e il presidente della Juventus Andrea Agnelli. Di seguito le parole di quest’ultimo sul tema seconde squadre.
“È importante essere qui. Non stiamo innovando ma copiando quello che gli altri fanno bene, in Spagna le seconde squadre ci sono da 60 anni. Si danno giocatori alle nazionali, diventano asset importanti per i club. Parliamo di Miretti e Fagioli, ma secondo me ha più senso parlare dei 7-8 giocatori stabilmente con la Nazionale Under 20.
Il progetto seconde squadre lo volevamo dal 2010. È servito un momento di discontinuità per darne vita, grande merito va dato a Costacurta: lui ha spinto per crearle. Il primo anno fu stranissimo, i giocatori non capivano cosa fosse e vivevano in un clima di ostilità. Questo è un pezzetto del percorso di crescita per diventare calciatori.
Penso a tutti gli allenatori che abbiamo avuto, i direttori. Il percorso è difficile per loro, quelli che si sentono pronti fanno fatica a tornare indietro. Miretti l’anno scorso ha giocato ovunque. A un certo punto gli chiesi: sai cosa stai facendo? Per lui è uguale perché è alla Juve da quando ha 7 anni, mi disse metto la maglia della Juve e gioco. Il problema è con chi arriva dopo”.
"Una società come la Juve non è una Onlus, non lo fa per le nazionali, alle nazionali deve arrivare un beneficio indiretto. La seconda squadra permette a noi di ridurre i costi della prima squadra, perché il costo medio della prima si riduce drasticamente . Il vero vantaggio economico ce l'ho sui costi della prima squadra, il risparmio vero sta lì".