VLAHOVIC AMMONIZIONE RAZZISMO ATALANTA JUVENTUS - Ci risiamo. Dopo i fatti di Juventus Inter che erano costati la squalifica a Lukaku (poi revocata) e la chiusura della curva della Juventus (poi anch'essa revocata), nella giornata 34 della Serie A 2022/23 è stato Dusan Vlahovic a subire cori discriminatori durante la gara Atalanta Juventus. Un episodio di razzismo costato caro all'attaccante della Juve, punito con l'ammonizione per eccesso di esultanza\provocazione. Facciamo chiarezza.
Atalanta Juventus è una partita tesa, che i bianconeri stanno conducendo grazie al gol di Iling-Junior. Nel recupero l'arbitro, il signor Daniele Doveri, è stato costretto a fermare il gioco. Il motivo? Dalla curva del Gewiss Stadium risuonavano cori razzisti nei confronti di Vlahovic.
All'interno dell'impianto bergamasco lo speaker ha riportato l'accaduto, ricordando la possibilità della sospensione della partita in caso di mancata cessazione degli stessi cori. Che non si sono fermati o, almeno, non del tutto.
Il caso? Al momento del gol (minuto 98) Vlahovic ha esultato in maniera "polemica" verso la curva, avvicinandosi e zittendo i "tifosi". Il gesto è costato al serbo il cartellino giallo, come a Lukaku all'Allianz Stadium nella semifinale di andata della Coppa Italia.
Ecco il protocollo aggiornato all’1 luglio 2022, all’articolo 12:
"Un calciatore deve essere ammonito, anche se la rete non viene convalidata se: si avvicina agli spettatori in modo tale da causare problemi di sicurezza e/o per l’incolumità e/o si arrampica sulla recinzione, agisce in un modo provocatorio o derisorio, si copre la testa o il volto con una maschera o altro oggetto similare, si toglie la maglia o copre la testa con la maglia".
Spiegato, dunque, il cartellino giallo a Vlahovic, che si sarebbe rivolto alla curva avversaria durante l'esultanza. Un comportamento che, in molti casi, viene considerato provocatorio. Questo il motivo per cui il signor Doveri ha ammonito il serbo, bersaglio di cori razzisti.
Nella semifinale di Coppa Italia 2022 era scoppiato il caso Lukaku. Il centravanti dell'Inter, infatti, era stato bersagliato da cori razzisti da alcuni tifosi bianconeri. Al momento del pareggio su rigore, nel recupero, il belga aveva esultato zittendo la curva (difendendosi sostenendo che quello è il gesto canonico della sua esultanza). Risultato? Secondo giallo ed espulsione.
Nei giorni successivi, tuttavia, Lukaku ha ottenuto "la grazia" dal Presidente Gravina e ha potuto scendere in campo nella semifinale di ritorno.
Nelle ore immediatamente all'episodio di Vlahovic è scoppiata la polemica. Anche il serbo otterrà "la grazia", come il collega neroazzurro?
Difficile. Non tanto per disparità di trattamento riservata alle due squadre, quanto per il peso dell'ammonizione. Essa, infatti, è la prima per Vlahovic in Serie A e non comporta squalifica o diffida. Difficilissimo, dunque, che venga revocata.
"Ho già detto che abbiamo in campo giocatori come Pasalic e Djimsiti. Non tutto è razzismo, a volte sono anche cose individuali. È come quando viene insultato in uno stadio, è più maleducazione che razzismo. Se fosse razzismo sarebbero insultati anche Pasalic perché va a colpire tutta l’etnia.
Spesso negli stadi si assiste a diversi insulti: tendo a pensarla così perché il razzismo è una cosa molto grave, molto peggiore che coinvolge più persone. Purtroppo sono cori maleducati rivolti a un giocatore. Io sono d’accordo che il razzismo va combattuto ma non va confuso; se continuiamo a fare di tutta l’erba un fascio allora siamo tutti razzisti. Mi dissocio da qualsiasi forma di maleducazione, di insulto. Nelle partite di calcio bisogna tifare la propria squadra, il razzismo è una cosa molto più seria che va combattuta”.
“Ognuno risponde alla propria coscienza e mi auguro che Gasperini rifletta su quelle affermazioni. Questo fenomeno non va né sottovalutato, né bisogna farne una caricatura. Bisogna sempre mantenere alta l’attenzione partendo proprio dai protagonisti del campo, che sono non solo i calciatori ma anche gli allenatori e i dirigenti”.
Il Ministro per lo sport Andrea Abodi a La Gazzetta dello Sport
L'atteggiamento generale nei confronti di quanto accaduto è specchio della confusione che regna nel regolamento del calcio in merito a episodi di razzismo.
L'annata 2022/23, tra l'altro, non è stata certo felice per questo genere di situazioni, con più tifoserie richiamate e squadre costrette a rendere conto del comportamento di gruppi più o meno sparuti di tifosi.
La risposta di Gasperini, tuttavia, apre una enorme questione. Il razzismo si basa sull'ignoranza e sulla paura del diverso e, proprio per questo, non ci stupiamo che i giocatori della Dea non siano bersagliati da cori razzisti. Perché, di fatto, di quello si trattavano. Le offese a Vlahovic sono, di certo, sinonimo di mancanza di educazione e senso civico ma, altrettanto certamente, si colorano di insulti razziali. Da punire in ogni modo, non minimizzare.
Oltre all'analisi del gesto in sé e di come provare a limitarlo o punirlo, comunque, è bene soffermarsi sull'applicazione del regolamento. Le ammonizioni a Lukaku e Vlahovic erano davvero strettamente necessarie? Sì, se le norme vengono applicate rigidamente. Forse no, se si potesse ragionare con apertura mentale e ci si mettesse nei panni di ragazzi che subiscono (nel 2023!) discriminazioni razziali.
Il razzismo non si combatte certo negli stadi, ma iniziare a guardare il fenomeno ammettendo la sua esistenza e provando a sradicarlo andando tutti nella stessa direzione sembra essere l'unica pista percorribile per evitare un altro pasticcio all'italiana...