NICOLUSSI CAVIGLIA JUVENTUS INTERVISTA - Il centrocampista della Juventus, Hans Nicolussi Caviglia, ha partecipato ad una live di Twich in cui ha parlato in un'intervista di sé e della Juventus. Ecco le sue parole.
L’ho vista bene soprattutto perché l’Empoli ha davanti giocatori forti, che possono creare problemi. La partita è stata gestita bene, poi Chiesa ha fatto un bellissimo gol, ha avuto grande forza. L’ho visto cadere, poteva benissimo restare a terra ma sapevo che avrebbe avuto la forza per rialzarsi e fare gol.
Sì, quando ci sono queste pause è importante chiudere vincendo. Nel periodo di sosta puoi lavorare con serenità, vincere poi è importante non solo prima di una sosta ma sempre.
Non li uso molto, preferisco concentrarmi di più sulla vita quotidiana. Ma so che sono un mezzo importante oggi. Ad esempio quando i tifosi ci supportano tramite social fa piacere.
Ho sempre apprezzato sia il 14 che il 41. Il 14 è il numero del mio modello calcistico ossia Cruijff, il 41 è il numero che ho avuto all’esordio e mi piace mantenerlo. Il 14 poi è anche la data di nascita di mia sorella.
Conoscendo la sua storia mi sono appassionato a lui. Mia sorella poi vive ad Amsterdam, quindi ho visitato i suoi luoghi. La cosa principale che mi appassiona a lui è il lato calcistico: ha rivoluzionato il mondo del calcio ed è stato un pensatore importante dei suoi tempi.
Mi sono trovato molto bene, anche perché era una realtà che già conoscevo. Prima però non ero ancora andato in tournée. Grazie alla tournée mi sono guadagnato la possibilità di restare facendo delle buone prestazioni. Sono contento della fiducia della società e di mister Allegri. Abbiamo giocato con squadre importanti ed è stata un’esperienza molto formativa per me.
Io sinceramente mi trovo a mio agio in tutte le posizioni a centrocampo. In uno schieramento a tre posso fare la mezzala o il regista. Però mi trovo bene anche a due. Poi sarà il mister decidere. Mi piace battere i calci piazzati e poter calciare in porta. Tra l'altro ho una buona resistenza e soprattutto ho imparato a gestire i momenti della partita. Poi un giocatore non finisce mai di imparare, cerco di perfezionare ogni cosa durante ogni singolo allenamento.
È una di quelle persone che mi ha aiutato tantissimo e l’ho avuto per tanti anni quando ero piccolo. Mi ha accompagnato nel mio percorso così come Milani e Manna.
Cerco di migliorare sempre. Anche se ho imparato a non essere troppo severo e a capire i momenti. Però è importante mantenere la ricerca della perfezione, ma senza esagerare.
È importantissimo, perché ti fa tenere stretta la maglia. Io sono qui dal 2008 e ho appreso nel tempo. Ho vissuto dei momenti di svolta della Juve come l’inaugurazione dello Stadium, Vinovo, k Continassa, il J-College. Queste cose mi hanno fatto crescere sia dal lato umano che come calciatore e la Juve mi è sempre stata vicina.
A Frenkie de Jong, a Kimmich e poi De Bruyne che è il più completo di tutti. Qua alla Juve quando vedo Paul (Pogba ndr) che si allena è una gioia per gli occhi. Ho avuto la fortuna di viverlo anche nella sua prima esperienza alla Juve e adesso ritrovarlo in campo e capire che persone è, è bellissimo. Si vede che Pogba è di un’altra categoria.
È stata una delle emozioni più grandi che ho visto. Poi Moise (Kean ndr) mi ha abbracciato ed è stato bellissimo. Con lui fin da piccoli abbiamo vissuto tanti momenti insieme.
Io sono nato in Montagna, in Valle D’Aosta, mio papà è guardiaparco, per me è un elemento fondamentale, un caposaldo, una passione, così come gli sport di montagna tipo lo sci, che seguo tantissimo e che ho praticato a lungo.