MARADONA MORTE - Per capire, almeno parzialmente, chi sia stato Diego Armando Maradona per il gioco del calcio, basta una sola partita: Argentina-Inghilterra, quarti di finale dei Mondiali Messico '86. Nel giro di quattro minuti il fuoriclasse argentino prima realizza un gol con la mano - la famigerata Mano de Dios - e poi quello che a pieno titolo è stato definito il più bel gol di sempre. Una serpentina pazzesca, iniziata nel cerchio di centrocampo, saltando come birilli 7 avversari, portiere inglese compreso, per una rete che è nella memoria di chiunque si sia appassionato a questo sport. Diego Armando Maradona, il più grande di tutti, è morto ieri 25 novembre. Il mondo intero, non solo quello sportivo, piange un Campione unico ed inimitabile. Un fuoriclasse eterno, riconosciuto come tale anche da club ed avversari storicamente rivali. Le prime pagine dei quotidiani sportivi rendono omaggio al simbolo del calcio mondiale.
In Argentina è stato proclamato il lutto nazionale per tre giorni. Maradona, il Campione del popolo, colui che ha dato voce ai meno fortunati nella contraddittoria società argentina, ha rappresentato più di un semplice giocatore di calcio. Diego è stato, e lo sarà sempre, l'emblema del riscatto di un popolo. L'orgoglio da mostrare al mondo. Una perla di cui vantarsi, da portare sempre nel cuore. Lo è anche per gli storici rivali del River Plate, protagonisti di un'accesa rivalità col club che per primo rese celebre Diego, il Boca Juniors. Maradona Campione eterno. Maradona nato nel 1960 ma mai morto. Ecco il toccante tweet riportato sul profilo social del club de Los Millionarios.
Il quotidiano spagnolo Marca riporta in prima pagina una delle frasi più significative mai pronunciate dall’eterno Campione argentino. "Quando morirò voglio rinascere giocatore. E voglio tornare ad essere Diego Armando Maradona. Sono un giocatore che ha dato allegria alla gente e quasto mi basta e avanza".
