ALLEGRI INTERVISTA JUVENTUS - 'TeoreMAX'. Così DAZN ha intitolato la lunga intervista a Massimiliano Allegri. Da Vlahovic a Pogba, passando per l'annosa questione gioco-risultato: l'allenatore della Juventus si è raccontato a tutto tondo, toccando davvero una molteplicità di tematiche.
"La Juventus ha un DNA molto preciso, bisogna lavorare duro ogni giorno. Oggi è conosciuta tantissimo anche in Europa: tutti parlano del fatto che ha perso sette finali, ma ne ha giocate nove. Nessuno hai mai parlato del gioco del Real Madrid, ma dei campioni del Real, e tutti parlano del gioco del Barcellona, che ha iniziato a vincere quando sono arrivati Messi, Iniesta , Xavi , Busquets e tutti gli altri, con Guardiola che ha fatto un lavoro straordinario. In Italia andiamo a scimmiottare gli altri, invece di lavorare su quelle che sono le nostre qualità. E quando rincorri sei sempre dietro".
"Rigiocherei le due finali di Champions. A Cardiff ci siamo arrivati un po’ in discesa perché avevamo fatto tutto in quattro mesi, eravamo favoriti, non considerando che il Real Madrid arrivava in ascesa. Nel secondo tempo, quando hanno capito che noi eravamo morti, con l’infortunio di Pjanic per esempio, non c’è stato scampo. Noi abbiamo pagato, loro erano veramente forti".
"Chi vince non potrà mai giocare male. Anche chi gioca bene, perde e viene criticato perché non arriva il risultato. Quando sei in campo non c’è un metodo unico per vincere: bisogna avere giocatori molto bravi, metterli nelle giuste condizioni e dargli un’idea. La differenza è che quando alleni una grande squadra, l’obiettivo è arrivare a vincere. Tutti vogliamo giocare bene, ma è una parola astratta perché alla fine ci si ricorda della rovesciata fatta da Ronaldo qui a Torino, non di com’è venuta fuori l’azione. Poi dipende dalle caratteristiche del giocatore, ma soprattutto dal Dna della società, altro elemento che non puoi cambiare".
"Dusan può essere un leader a modo suo. Vuole sempre vincere ed è una persona leale: più che a parole, diventerà un leader carismatico in campo a livello caratteriale. Ho allenato Cristiano Ronaldo, Ibrahimovic, Ronaldinho, Robinho, Cassano, Seedorf, Pirlo e Buffon: un fuoriclasse, a parte quando si metteva in porta e non si buttava. L'unico che non ho allenato Messi. Mi emoziono ancora se penso alle annate trascorse con grandi giocatori che mi hanno insegnato e dato tanto. Con loro ho avuto anche degli scontri, ma il campione non è quello che esce dallo spogliatoio, sconsolato, e chiama il procuratore. È quello che tira fuori l'orgoglio, ti dimostra che è ancora un campione e così in campo vince le partite".
"Ce ne sono due, De Ligt e Locatelli. Manuel è stato un ottimo acquisto, in futuro potrà essere il capitano: ha le caratteristiche tecniche e morali che servono per giocare tanti anni alla Juventus. Danilo è stato una piacevole sorpresa, quando parla non è mai banale e mette davanti la squadra. Un vero leader è silenzioso, deve parlare poco e deve mettere sempre davanti la squadra, è quest'ultima che lo riconosce come tale".
"Non tornerà perché lui ha paura di sfidarmi a basket. Prima ha perso con i piedi, poi con le mani, quindi è andato via. Il vero motivo per cui se n’è andato è questo e difficilmente ora torna".
"Deve tornare a essere se stesso, c’è stato un momento in cui si è fatto trascinare dal fatto che era il nuovo Messi. Un giocatore non può emulare o pensare di essere un altro. Ha ancora tanto da dare: ha qualità tecniche straordinarie, gioca in modo divino".