BREMER INTERVISTA JUVENTUS- Gleison Bremer, arrivato dal Torino dopo un derby di mercato con l’Inter nel 2022, ha già preso in mano la leadership della retroguardia della Juventus. In un’intervista direttamente dal ritiro del Brasile, il difensore ha parlato della sua infanzia, dei primi anni qui in Italia e degli obbiettivi con la Seleção.
“Andreas Brehme era un giocatore che piaceva molto a mio padre, lo ha visto giocare ai Mondiali in Italia e così mi ha chiamato come lui: ho ancora questo pensiero di lui che guardava sempre Brehme giocare con la Germania. In famiglia siamo tre fratelli, tutti con il nome di qualcuno di importante, venerato o ammirato.
"Il mio percorso è molto singolare. A Bahia c'erano solo due grandi club, ma io non vivevo vicino alla città, dovevo fare molti chilometri e non me lo potevo permettere, così non riuscii mai ad allenarmi con nessuna squadra. A 14 anni mi sono trasferito a San Paolo e a 16 anni ho iniziato a giocare per il Desportivo Brasil. Prima di allora giocavo quando e dove potevo. Per strada ho imparato a non perdere, a essere aggressivo e anche un po' furbo, eludendo gli avversari e a volte anche l'arbitro”.
“Mazzarri è stato come una figura paterna per me. Il primo anno in Italia è stato davvero difficile. Non ho avuto molte opportunità per giocare e sono arrivato al punto di voler andare via, ma Mazzarri mi ha fatto un discorso: mi ha fatto capire che contava su di me, di avere pazienza e di concentrarmi sugli aspetti tattici del calcio italiano. Venivo da un calcio in cui la fase difensiva era affrontata in maniera diversa rispetto all'Italia, quindi mi disse di imparare lo stile di gioco e che quando sarebbe arrivato il momento, mi avrebbe dato la mia opportunità. È andata esattamente così. Dopo un anno ho avuto la mia opportunità e non ho mai smesso di giocare".
“Giocare per il Brasile è come due facce della stessa medaglia. Da una parte è un grande piacere ed il sogno di ogni bambino indossare la maglia della propria Nazionale, me compreso. Ma d'altra parte c'è anche una grande responsabilità e una grande pressione. Le cinque stelle comportano molta pressione, il Brasile deve vincere ogni partita. La gente vuole vedere il Brasile del 2002, quando abbiamo vinto l'ultima Coppa del Mondo. Sono passati cinque Mondiali dall'ultima vittoria e sappiamo che è un periodo troppo lungo. Quando si gioca la Coppa del Mondo la guardiamo sempre come se fosse destinata a noi. Se non lo facciamo, è come se abbiamo già perso. Il fatto che sia stata l'Argentina a vincere l’ultima edizione non fa che aumentare questa pressione e l'importanza di questa partita. Vogliamo chiudere l'anno in bellezza e vogliamo vincere la prossima Coppa del Mondo. Questa è una buona partita per confrontare le due squadre, la nostra contro l'attuale detentrice del titolo. Brasile-Argentina è sempre importante, ma ora lo è ancora di più”.
In Inghilterra ho un paio di difensori centrali a cui faccio riferimento. Ho guardato con attenzione David Luiz al Chelsea, vincitore della Premier League e della Champions League. Ma anche Vincent Kompany in tutti gli anni in cui ha giocato al Manchester City”.