DYBALA JUVENTUS INTERVISTA - Al di là di inopportuni discorsi sulla qualità del giocatore - parliamo dell'ultimo MVP della Serie A nella stagione 2019-20, ndr - e della situazione di stallo legata al suo rinnovo con la Juve - leggi qui - Paulo Dybala è certamente un personaggio iconico. Magari non ai livelli di CR7, per carità, ma pur sempre un ragazzo che sa smuovere le folle. E che ha il suo seguito di fans. In un'intervista al settimanale Vanity Fair, il campione argentino ha parlato non solo di calcio, ma anche di tutto il resto. Ecco le sue parole.
"Le mie passioni? Con gli scacchi me la cavo bene. Fino all'età di 18 anni ho partecipato a diversi tornei nella mia città, Cordoba. Vincevo quelli provinciali, poi ho fatto il salto a livello nazionale e ho conquistato un buon secondo posto. Quindi hanno cominciato a farmi sfidare giocatori più grandi e spesso sono stato eliminato a metà percorso".
"Ne ho a centinaia. Quelle che scambiamo a fine partita, piu' quelle che mi regalano o che ordino ai miei compagni di nazionale che giocano all'estero. Senza contare le divise che compro su Internet. Follie? Soltanto sfiorate. Una casacca di Del Piero, all'asta, mi è sfuggita per un soffio. E una di Maradona indossata in una partita contro il Brasile, che qualcuno ha accettato di pagare più di me".
Dybala si è soffermato anche sul ricordo del padre Adolfo, scomparso per un tumore quando aveva 15 anni. "Era un uomo tranquillo, silenzioso, che amava il calcio più di ogni cosa e ha trasmesso la passione a noi fratelli. Ci portava ovunque potessimo giocare, ovunque ci vedesse felici".
"Io l'ho gia' avuto, casomai sono loro a doversi preoccupare quando incontrano me. I negazionisti hanno lo stesso valore intellettuale dei terrapiattisti. Non fatemi aggiungere altro".