POGBA INTERVISTA JUVENTUS - Tornato alla Juventus in estate e fermo ai box da ancor prima che avesse inizio la stagione, Paul Pogba è una delle più grandi speranze bianconere. Il suo rientro in campo è previsto per il 2023. Nel frattempo si è concesso ai microfoni di GQ, ai quali ha rilasciato una lunga intervista. Queste le sue parole.
"A me piace pensare e dire che è il mio cuore che ha fatto la scelta. Era anche forse il momento giusto per tornare qua. Gli ultimi tre anni a Manchester, condizionati anche dagli infortuni, non sono andati come volevo, non è un mistero. Ho pensato che se a questo aggiungevamo il fatto che anche la Juve arriva da due anni in cui non ha vinto lo scudetto, era una bella sfida per entrambi. E forse era il momento giusto per ritrovarci e provare a riprenderci il posto che ci spetta, a me e alla Juve. E soprattutto per tornare a vincere”.
“Io voglio giocare sempre, e voglio dare il massimo. E dentro di me so che questa maglia è speciale, tira fuori il mio meglio. Abbiamo costruito una bella storia con questa squadra, che non ho mai dimenticato anche quando sono andato via dalla Juve. Tornare qua per me è sempre un motivo di spinta, di stimolo a fare bene. Non ho mai avuto dubbi che questo fosse il mio posto”.
“La prima volta qui ero più giovane e non avevo l’esperienza che ho adesso. Sono cresciuto nella vita personale, ho due bambini, una moglie, e anche come calciatore. Ho vinto il Mondiale con la Francia, l’Europa League con lo United, ho giocato con grandi giocatori e una grande squadra. Ho imparato tanto lì, era totalmente diverso dalla mia esperienza precedente. Dovevo prendermi più responsabilità che invece avevo meno qui alla Juve quando ero giovane e avevo giocatori esperti vicino a me. Adesso mi guardo e penso che sono diventato come questi giocatori, come Pirlo, come Buffon, come Chiellini. E ora tocca a me fare alla Juve quello che hanno fatto loro”.
“Ho sempre avuto un rapporto molto forte con il mister. Bello, onesto. Lui mi conosce e mi ha sempre spinto quando eravamo qua insieme. Anche quando ero a Manchester siamo rimasti in contatto e abbiamo parlato molto”.
“Sai, avendo iniziato a giocare ad alti livelli molto giovane, sono abituato a gestire le voci. Fa parte del gioco: come atleti conviviamo con elogi e critiche settimanalmente, sapendo che dobbiamo mantenere un equilibrio e la concentrazione sul nostro lavoro".