Sacchi: "Per Sarri andare alla Juve è stato un suicidio, lo avevo avvertito"

11 Ottobre 2020
- di
Redazione JN
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SACCHI - Arrigo Sacchi, al 'Festival dello Sport', è tornato a parlare dell'avventura di Maurizio Sarri sulla panchina della Juventus, che a suo dire è stata un disastro annunciato.

La Juventus di Sarri

"Gli dissi subito che si trattava di un suicidio, perché non c'era modo che quei giocatori potessero essere adatti al suo stile di calcio. È stato anche sfortunato a contrarre la polmonite durante il precampionato, il che ha ulteriormente limitato la possibilità di far assimilare le proprie idee durante quelle settimane di allenamenti intensi".

I ricordi di Sacchi

L'ex allenatore del Milan ha poi aperto il libro dei ricordi. "Berlusconi? Con me fu durissimo, psicologicamente importante. Al primo anno perdemmo solo una partita a tavolino contro la Roma. Nessuno di noi, in quei momenti, avrebbe mai immaginato che un giorno saremmo stati riconosciuti come la più grande squadra di tutti i tempi. Oggi abbiamo una classe di dirigenti ferma. Si preoccupa del business, degli incassi e molto poco degli allenatori che dovrebbe educarla, con pazienza. La differenza in Italia la fa solo una squadra: l'Atalanta. Grande società, pubblico innamorato come pochi, grande allenatore che ha fatto la cosa più difficile che si potesse: interiorizzare i calciatori che ormai sanno ciò che dovranno fare, in ogni potenziale situazione. Ho detto a Gasperini che i suoi nemici sono soltanto due: l'impegno Champions che gli farà perdere punti e la presunzione. Scudetto? Un miracolo che si aggiungerebbe a quello che stanno già facendo. Difficile. Sarri? Il suo è stato un suicidio, glielo dissi subito che quei giocatori non potevano andare bene per lui. È stato anche sfortunato con quella broncopolmonite".

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